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domenica 29 agosto 2010

QUADRO DEL PUNTINISMO

MODO DI DIRE DEL GIORNO

RE TRAVICELLO.

Re Travicello si usa per indicare, spesso in senso dispregiativo, una persona che occupa una posizione importante o una carica ufficiale, ma che non ha autorità o capacità sufficienti a esercitarne il potere.

Le rane chiesero un re

La favola narra di un gruppo di rane che, abituate da tempo a muoversi liberamente per lo stagno, chiedono a Zeus un re autoritario che reprima il loro modo di vivere sregolato. Il dio, divertito dalla richiesta, non fa altro che lanciare nello stagno un pezzo di legno (un "travicello"), indicandolo come nuovo monarca dello stagno. Inizialmente le rane sono intimorite dal tonfo e vanno sul fondo, ma poco dopo scoprono che il loro sovrano non fa nulla a parte galleggiare. Iniziano così ad avvicinarsi, a toccarlo, a salirvi sopra. Infine, lo provocano con ogni tipo di ingiuria e sberleffo, ovviamente senza ottenere alcuna reazione. Deluse dal dono, si rivolgono di nuovo a Zeus chiedendo un re che non sia una nullità. Il dio manda allora nello stagno una serpe, che inizia a divorarle una ad una. Le rane per la paura perdono la voce; le poche che si salvano mandano un'ambasciata all'Olimpo attraverso Ermes, supplicando di essere risparmiate. Zeus però risponde loro "Poiché un re buon vi dispiacque, abbiatene uno malvagio".

La morale

Come in tutte le favole di Fedro, anche questa contiene un "insegnamento morale" che si cerca di trasmettere attraverso la narrazione favolistica. La storia suggerisce che è meglio avere governanti incapaci ma innocui, piuttosto che astuti e autoritari. Più in generale, il consiglio è quello di tollerare una situazione spiacevole se c'è il rischio che, cambiandola, questa peggiori radicalmente.