Tigre di carta è un modo di dire tipico della lingua italiana, e in particolare del lessico giornalistico.
Nel 1946 Mao, capo dell'Esercito di Liberazione Popolare cinese e futuro presidente della Cina, rilascia questa dichiarazione alla giornalista americana Anna Louise Strong:
- Tutti i reazionari sono tigri di carta (paper tigers nella versione inglese dell'intervista). Apparentemente sono terribili, ma in realtà non sono poi tanto potenti.
Durante gli anni del Maoismo questa espressione metaforica, usata per definire un avversario solo apparentemente minaccioso, diventerà uno slogan ricorrente nei confronti dei nemici imperialisti della Cina, e in particolare degli Stati Uniti. L'espressione avrà un notevole successo nel mondo occidentale, anche grazie alla diffusione del Libretto rosso, che alle "tigri di carta" dedica un capitolo.
Oggi non è necessario conoscere il pensiero o le opere di Mao per definire "tigre di carta" qualcosa o qualcuno che non è in grado di realizzare concretamente le proprie minacce.