La frase Pater, Ave, Gloria, reperibile anche in forma contratta Pateravegloria specie nelle forme dialettali, è una locuzione usata per indicare una particolare forma di preghiera tipica del culto cattolico legata alla pratica del rosario mariano.L'espressione indica precisamente, nel suo significato originario, ognuno dei "blocchi" di cui è costituito il rosario, denominati più propriamente "misteri".
Ogni "mistero" è composto dalla recitazione di alcune invocazioni stabilite dalla liturgia: nell'ordine, la proclamazione del "mistero" , seguito da un "padre nostro", dieci "Ave Maria" e un "Gloria al Padre". Per cui, le tre parti della locuzione (Pater, Ave e Gloria) rappresentano rispettivamente i nomi latini ognuna delle parti della celebrazione.
Il termine nella sua forma tipica è entrato nell'uso comune nelle espressioni colloquiali di numerose parti d'Italia per via della tradizione di celebrare il rosario e le funzioni in lingua latina, difficilmente compresa dal popolo che si limitava a riprenderne i suoni e la fonetica.
La locuzione è anche diventata un'antonomasia per indicare l'attribuzione di un compito specifico ad una persona, anche non strettamente in ambito di preghiera e spesso noioso o non gradito: questo è dovuto al fatto che i pateravegloria erano una delle penitenze tipiche attribuite dai sacerdoti durante la confessione.